giovedì 21 gennaio 2016

Come vedono i daltonici. Mostra al Castello D'Albertis

Dal 04.12.2015 al 21.02.2016 al Castello D'Albertis Museo delle Culture dei Popoli.
In un museo totalmente percorribile con l’accompagnamento di una guida in Lingua dei Segni come Castello D’Albertis ed esplorabile da parte di un cieco grazie ad un modellino tridimensionale commentato da un percorso audio, una mostra temporanea sul daltonismo vuole ampliare l’accoglienza ad ogni cultura e sensorialità, avendo manifestato l’esposizione permanente fin dalla sua apertura una attenzione per la polivocalità (le voci indigene) e le sonorità internazionali (sezione delle Musiche dei Popoli). Dopo il recente ampliamento del percorso museale con una  sezione permanente sulle Medicine tradizionali, che ha inteso approfondire un approccio al corpo in una dimensione olistica, la mostra temporanea sul daltonismo vuole soprattutto spiegare "come vivono" le persone daltoniche.

Fin dall'infanzia il daltonismo viene considerato solo come un marchio associato all'incapacità di svolgere determinate attività, mentre nei daltonici stessi si forma la convinzione che per qualche strana magia del mondo per ottenere alcuni risultati occorre "fregare", "imbrogliare", "aggirare" un ostacolo che viene posto proprio da chi, di daltonismo, non capisce un'acca ...

Nel terzo millennio si hanno a disposizione maggiori strumenti scientifici e tecnici per comprendere meglio la visione dei daltonici, questa possibilità apre ad un riesame accurato della loro posizione nella società umana.
   
La "riscossa dei daltonici" parte con la conquista del diritto di avere una patente di guida per legge e non per concessione, di poter svolgere un lavoro con i colori come chiunque altro, di poter leggere senza problemi indicazioni ed istruzioni. E di non avere paura di essere daltonici.

A Genova, dal 2006, l’iniziativa "Come vedono i daltonici" si è posta il fine di dimostrare che tutto questo è possibile usando il potere della ragione e l'intelligenza di capire.  E si vedono i primi risultati. La mostra ospitata dal Castello D’Albertis, da anni impegnato nel rispetto delle differenze e nello sviluppo dell’accessibilità non solo architettonica ma anche percettiva, ha visto una crescita sia in termini di opere e video esposti, ma anche di numero di partecipanti: Valentina Lagomaggiore, che ha curato l’allestimento, Anna Franca Cavallini, Daniela Vercelli, Patrizia Noemi Pezzi pittrici, Carlo Accerboni e Martina Lazzaretti fotografi, Giulio Bertagna ed Eleana Marullo per i contenuti scientifici.

Insieme a cartelli esplicativi, oggetti artistici, video, sono due i momenti più attrattivi della mostra: la visione daltonica "Live", grazie ad un software studiato appositamente per diventare daltonici all’istante, e la conferenza con la presentazione, tra gli altri argomenti, del nuovo progetto di legge specifico sul daltonismo, unico esempio al mondo in ambito giuridico.

Orari:
da martedì a venerdì 10-17; sabato e domenica 10-18 (ultimo ingresso ore 17); lunedì chiuso

Prezzi:
Alla visita della mostra "Come vedono i daltonici" si potrà abbinare Dialogo nel buio al prezzo speciale di 8,00 euro, per tutta la durata della mostra. La chiatta, che in darsena ospita la mostra in totale assenza di luce, dista poche centinaia di metri dal castello ed è facilmente raggiungibile con l’ascensore di Montegalletto attraverso un pittoresco viaggio verticale per la città (www.dialogonelbuio.genova.it).

I possessori del biglietto d’ingresso della mostra di Palazzo Ducale "Dagli Impressionisti a Picasso" avranno l’ingresso ridotto alla mostra di Castello D’Albertis "Come vedono i daltonici" (€ 4,50).

Maggiori informazioni:
Tel.: 010 2723820
http://www.comevedonoidaltonici.com
http://www.museidigenova.it/it/content/castello-dalbertis

Un viaggio nel mondo dei minerali

Giovedì 28.01.2016 alle ore 17,00 presso la Sala dei Minerali del Museo Civico di Storia Naturale Giacomo Doria.
L’argomento della conferenza riguarda il meraviglioso mondo dei minerali esposti nella nuova Sala Minerali del Museo.
La conferenza partirà con una breve introduzione sulla nascita del Progetto Minerabilia e proseguirà con la descrizione del percorso didattico-scientifico e delle importanti collezioni di minerali provenienti dalla Sardegna e dalle principali località mineralogiche italiane.
Seguirà una visita guidata nella Sala.
I Relatori sono: la Prof. ssa Cristina Carbone e il Prof. Donato Belmonte (DISTAV, Università di Genova).

La Prof.ssa Cristina Carbone è Ricercatore Confermato di Mineralogia e Docente di Mineralogia, Mineralogia Applicata a Cristalli e Gemme, Cristallografia e Applicazioni e Laboratorio di mineralogia per i corsi di Laurea in Scienze Geologiche, Naturali e Beni Culturali. Le sue linee di ricerca riguardano: Mineralogia sistematica di fasi nuove e rare; Mineralogia ambientale dei processi di drenaggio acido di miniera; Utilizzo della diffrazione a raggi X per polveri sia convenzionale che in luce di sincrotrone; Studi cristallochimici delle interazioni tra minerali, contaminanti e biosfera. E' autrice di numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali e riassunti di comunicazioni a congressi nazionali ed internazionali.
 
Il Prof. Donato Belmonte è Ricercatore presso il DISTAV (Università di Genova) e Docente di Geochimica, Idrogeochimica e Vulcanologia. Le sue principali linee di ricerca riguardano la termodinamica dei cristalli, la fisica dei minerali e la geochimica dei magmi. E' autore di numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali.

A cura dela Società Amici del Museo di Storia Naturale "G. Doria"

Informazioni:
Tel. 010.564567
http://www.museidigenova.it/it/content/museo-di-storia-naturale

mercoledì 20 gennaio 2016

食べ物の美 TABEMONO NO BI bellezza, gusto e immagine della tavola giapponese

Dal 18.12.2015 al 28.02.2016 Al Museo di Arte Orientale "Edoardo Chiossone".
Mostra e catalogo di Donatella Failla

La cucina giapponese (washoku), con particolare riguardo alla tradizione kaiseki di Kyōto, nel 2014 è stata inserita nella lista UNESCO come patrimonio intangibile dell’Umanità. Le motivazioni di questo riconoscimento d’importanza planetaria evidenziano innanzitutto che la cucina washoku è intimamente legata al rispetto della natura e, di conseguenza, anche all’uso sostenibile delle risorse alimentari e naturali; sottolineano, inoltre, che la tradizionale dieta nipponica contribuisce validamente alla longevità e alla prevenzione dell’obesità.
Al giorno d’oggi tra le più prospere e variegate del mondo, la ristorazione giapponese ha lontane origini nel Medioevo, ma la sua evoluzione in epoca premoderna è legata sia ai movimenti d’uomini e merci che si dipanavano lungo le principali vie di comunicazione, sia allo sviluppo delle grandi città – Kyōto, Ōsaka e specialmente Edo, l’attuale Tōkyō – e alla precoce formazione di una vivace cultura borghese. In sostanza, la tradizione culinaria giapponese si è formata durante i secoli XVII-XIX nel Giappone premoderno, non già nelle case degli aristocratici, bensì in seno agli ambienti borghesi e all’industria della ristorazione connaturata nel fenomeno dell’urbanesimo.
Ordinata in sei sezioni, la mostra comprende circa 150 opere appartenenti alle collezioni del Museo Chiossone, tra cui dipinti, stampe policrome, lacche, porcellane e bronzi.
   
1. Introduzione.
Washoku, la cucina giapponese. Il cibo nell’antichità giapponese. Influenze dello Shintō e del Buddhismo sulle abitudini e i tabù alimentari giapponesi. Divinità del mare, dei campi e della cucina.

2. Ricchezze delle acque, dei campi e dei monti.
Pesci, pescatori e mercati ittici. Riso e sake. Prodotti dei campi coltivati, dei boschi e dei monti.

3. Suppellettili giapponesi da pasto in lacca e porcellana.
La tavola in casa. Gioire della natura e mangiare: suppellettili per merende e picnic.
     
4. Case da tè e ristoranti alla moda nel periodo premoderno.
Locali di ristoro nella capitale shogunale Edo.

5. Yōshoku, i cibi occidentali e i forestieri in Giappone.
Ricette d’importazione nel Giappone del secolo XVI. La tavola occidentale in Giappone e gli Olandesi di Dejima. Suppellettili da esportazione per la tavola occidentale.
L’apertura del Giappone alle relazioni internazionali alla metà del secolo XIX: i residenti stranieri di Yokohama a tavola visti dai Giapponesi. “Mangiar carne per illuminarsi”: le nuove abitudini alimentari di origine occidentale nel periodo Meiji (1868-1912).

6. Chanoyu e sencha.
Chanoyu, la cerimonia del tè classica e le sue tradizioni artistiche e collezionistiche. Sencha, il tè infuso alla maniera cinese: gli adepti nell’ambiente dei letterati bunjin e le suppellettili di gusto cinese


Orari:
da martedì a venerdì 9-18.30; sabato e domenica 9.30-18.30;
Chiuso il lunedì

Informazioni:
Tel. 010.542285

"Luciano Borzone - Pittore vivacissimo nella Genova di primo Seicento"

In occasione della mostra "LUCIANO BORZONE. Pittore vivacissimo nella Genova di primo Seicento" allestita a Palazzo Nicolosio Lomellino, un posto d’eccezione spetta al magnifico Battesimo di Cristo, proveniente dall’antica chiesa di Santo Spirito ed esposto nei Musei di Strada Nuova a Palazzo Bianco.

Richiesto come pala d’altare per la cappella voluta dall’ex doge Agostino Pinelli, venne realizzato dal pittore genovese insieme ad altre cinque tele, volte a illustrare episodi tratti dalla vita del santo, in un insieme decorativo interamente dedicato al Precursore. Di quel ciclo solo il Battesimo è noto, le altre scene andarono disperse a fine Settecento e non più rinvenute.
Pinelli morì nel 1620 e i lavori di edificazione del sacello, iniziati proprio in quella data, vennero seguiti dalla sorella Nicoletta Pinelli Moneglia. 

Le tele di Borzone vennero dunque dipinte nei primissimi anni del terzo decennio e, grazie a una serie di circostanze ormai note, dovettero verosimilmente, essere in loco nel 1623.
La tela, siglata “LB / M C(?) D BAT” in basso a sinistra, seppur ancora compresa nella produzione giovanile di Borzone, è particolarmente utile per verificare la riflessione su accenti veneti e toscani e un’ottima qualità esecutiva. Sembra di potervi riconoscere un’aria "veronesiana" che, per Pesenti, dipese forse dallo studio del Battesimo del Tintoretto, allora presente nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Voltri, ulteriore probabile riflesso di quanto il Borzone poté ricevere dal suo maestro Cesare Corte e, in certa misura, anche da Giovanni Battista Paggi, soprattutto per la capacità di evocare sfumate atmosfere e morbidi controluce capaci di esaltare sode plasticità. In particolare quei puttini posti ai piedi del Battista e intenti a completare l’iscrizione sul bindello sembrano potersi considerare un esplicito omaggio alle volumetrie del Paggi e alla sua modalità di orchestrare sapientemente le luci e le ombre, declinandole in graduati trapassi cromatici e chiaroscurali.
Non c’è dunque da stupirsi se un pittore come Orazio Gentileschi "dimorante in Genova quando Luciano ultimò questi quadri, veduti che li ebbe cercò dell’autore, e gliene congratulò; e da quel punto gli si strinse di tale amicizia che solo per morte poté disciorsi", come ricorda Federico Alizeri.
Ed effettivamente vale la pena soffermarsi sulle strepitose mani incrociate di Gesù e ammirare la posa in cui sono descritte, il forte accento naturalistico, l’accurata sensibilità che porta Borzone a dipingere con grandissima attenzione ogni dettaglio: dalle nocche, alle unghie, dalla tensione dei muscoli, all’intuibile presenza delle ossa sotto la carne. L’attenzione al naturale a cui precocemente lo indirizza il suo primo maestro, lo zio Filippo Bertolotto, e che contraddistinguerà la sua vocazione figurativa, trova in questa tela alcuni esiti di assoluta centralità.
Oltre alle indubitabili virtù pittoriche, senz’altro vale la pena sottolineare anche la rinnovata capacità di impaginazione della scena. Lo spazio è ormai del tutto percorribile e gli angeli che, chiacchierando tra loro, accorrono verso le rive del Giordano lo dimostrano inequivocabilmente.
La struttura interna, invece, è costruita secondo una perfetta assialità che dal fiotto di luce dorata e quasi diafana in cui appare la colomba dello Spirito Santo, discende al fulcro centrale rappresentato dall’acqua che Giovanni versa sul capo di Cristo.

Orari:
da martedì a venerdì 15-18
sabato, domenica e festivi 11-18
lunedì chiuso
(Disponibilità apertura fuori orario per gruppi su prenotazione e visite guidate)

Biglietti
Intero euro 7,00
Ridotto gruppi e aventi diritto euro 5,00
Studenti euro 3,50
Cumulativo con Musei di Strada Nuova euro 10,00
Sconto reciproco con il Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti presentando il biglietto d’ingresso
Con il biglietto della mostra sarà possibile visitare l’esposizione BRASSAÏ pour l’amour de Paris (Genova, Palazzo Ducale, sottoporticato) a prezzo ridotto, fino al 24 gennaio

Maggiori informazioni:
Tel. 010.0983860 (orario d’ufficio)
Cell. 393.8246228 (prefestivi e festivi)
lomellino@studiobc.it ·
http://www.palazzolomellino.org