sabato 27 settembre 2014

Presentazione del volume e della mappa “Chiese e Oratori di Genova: due itinerari tra arte e fede nel cuore della città”

Nella Sala Fieschi del Museo Diocesano di Genova, martedì 30 settembre alle ore 16.30, nell’ambito del progetto “Itinerario dei patrimoni accessibili” (ACCESSIT), si terrà la Presentazione del volume e della mappa “Chiese e Oratori di Genova: due itinerari tra arte e fede nel cuore della città”


Interverranno:
Paola Martini, conservatore del Museo
Angelo Berlangieri, Assessore al Turismo, Cultura e Spettacolo, Regione Liguria
Mons. Luigi Borzone, pro - Vicario Generale, Arcidiocesi di Genova
Maria Teresa Orengo, coordinatore generale del progetto strategico Accessit, Regione Liguria
Grazia Di Natale, Ufficio Beni Culturali, Arcidiocesi di Genova

Il Museo Diocesano di Genova vi invita alla presentazione Il percorso che si snoda nel cuore del centro storico genovese alla scoperta dello straordinario patrimonio di arte, fede e tradizione rappresentato dalle antiche chiese e oratori, ben esemplificato dal volume e dalla mappa che oggi verranno presentati, costituisce una tappa del complesso e articolato progetto “Itinerario dei patrimoni accessibili” (ACCESSIT) del programma comunitario Italia Francia Marittimo, di cui la Regione Liguria è partner. Questo progetto infatti intende promuovere  la messa in rete del patrimonio culturale di aree connotate da identità territoriali forti e riconoscibili, facendone un volano per lo sviluppo storico locale.
Tra i diversi temi, la Regione Liguria e la Fondazione Regionale per la Cultura e lo Spettacolo hanno voluto sviluppare l’itinerario legato alle chiese e agli oratori esistenti nel centro storico genovese: essi rappresentano i principali luoghi dove leggere la storia della città, costituendo uno strumento impareggiabile di conoscenza per incontrare non solo le espressioni della fede, dell’arte e delle tradizioni cittadine, ma anche i protagonisti della sua lunga storia. La cartina illustra due diversi itinerari che, partendo dal Museo Diocesano di Genova, conducono il visitatore alla scoperta di dodici edifici religiosi, autentici scrigni di arte e storia. Questo filo rosso che si snoda nel cuore della città si articola per oratori, parrocchie, cappelle gentilizie e chiese di prestigiosi conventi, resi accessibili grazie alla collaborazione di Custodi volontari aderenti al progetto delle “Chiese Aperte”. 
La scelta del Museo Diocesano come luogo di partenza di questi due itinerari vuole sottolinearne la mission di ente museale di supporto per la conservazione del prezioso patrimonio d’arte della Diocesi, in particolare ospitando quelle opere che, per motivi di conservazione e sicurezza hanno necessità di un’esposizione più controllata che il Museo riesce a garantire. Ciascuna chiesa, oltre ad essere ancora uno straordinario strumento di orientamento per il turista e per il cittadino lungo il dedalo dei caruggi, è intrinsecamente legata al frammento di città nel quale è inserita, testimoniando, attraverso le sue opere, il legame con le corporazioni artigianali – i “portuali” per San Marco al Molo, gli orafi per la chiesa delle Vigne o i chirurghi  per i Santi Cosma e Damiano - l’attività assistenziale delle confraternite – come l’opera pietosa di seppellire i cadaveri di cui si incaricava la confraternita della Morte e Orazione –  il prestigio delle famiglie aristocratiche espresso nelle chiese gentilizie di San Torpete e di San Luca e l’articolata presenza degli Ordini religiosi (Filippini, Francescani, Teatini e Scolopi). Il volume, edito dalla casa editrice De Ferrari di Genova, e la cartina, edita da Microarts di Rapallo, presenta apparati critici e storici di Grazia Di Natale, Valentina Fiore e Paola Martini. 

Per maggiori informazioni http://www.museodiocesanogenova.it

venerdì 26 settembre 2014

Per il Ciclo "Meraviglie da Collezione": La Religione e la Casa – La Guerra - La Pace, Tempere su tavola, 1928 – 31

L’Istituto Mazziniano – Museo del Risorgimento, nella nuova sezione espositiva dedicata alla Grande Guerra, presenta i  tre bozzetti delle pitture murali realizzate da Antonio Giuseppe Santagata per il Salone delle adunate della Casa Madre dei Mutilati di Roma.
Le visite sono condotte dagli studenti in stage del Corso di laurea magistrale in Storia dell'arte e valorizzazione del patrimonio artistico dell'Università di Genova Giulia Ampollini, Chiara Baldini, Alessandro Ferraro

Appuntamenti (ore 16 e 17)
Settembre: sabato 27 e domenica 28
Ottobre: sabato 4, sabato 18
Novembre: sabato 8, sabato 22
Dicembre: sabato 6, sabato 13

Per maggiori informazioni contattare il numero  010.2465843

Per gruppi è consigliata la prenotazione: ufficio marketing 010.74829 - 739

La visita guidata a cura degli studenti  è  gratuita; restano in vigore le normali tariffe di ingresso al Museo (interi, ridotti, eventuali gratuità)  

Domenica 28 Settembre 2014, il Museo del Risorgimento sarà eccezionalmente aperto dalle ore 15 alle ore 18,30

http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique82

martedì 23 settembre 2014

Le Tentazioni di Sant’Antonio Abate. Il ritorno a Genova di un capolavoro

Presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Piazza Pellicceria, 1 a Genova. 
Ritorna a Genova una delle più celebri opere delle storiche collezioni genovesi, documentata nella seicentesca dimora di Francesco Maria Balbi, che sarà eccezionalmente esposta, fino al 31 marzo 2016, nelle sale della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola.
Si tratta della tavola raffigurante Le tentazioni di sant’Antonio, tradizionalmente attribuita a Pieter Brueghel il Giovane, passata a metà Novecento in una collezione romana e non più comparsa al pubblico dopo una mostra genovese nel 1946.
Grazie alla sensibilità e generosità dell’attuale proprietario, la straordinaria tavola torna a Genova per poter nuovamente essere ammirata e colpire i visitatori, come avvenne nel passato a tutti i più raffinati eruditi e soprattutto, nel 1845, a Gustave Flaubert, il quale in occasione del suo soggiorno genovese rimase stupito di fronte alla straordinaria composizione, tanto da essere per lui ispirazione per la sua opera teatrale La Tentation de Saint Antoine, pubblicata nel 1874.

L’eccezionale esposizione dell’opera presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola è resa possibile grazie a una sponsorizzazione tecnica da parte  dell’UBI-Banca Regionale Europea Filiale di Genova e del Dottor Filippo Gaslini Alberti Agente Generale UnipolSai S.p.A.

Nella collezione di Francesco Maria Balbi
La tavola raffigurante le Tentazioni di sant’Antonio Abate risulta citata all’interno dell’importante quadreria raccolta nel palazzo genovese di Francesco Maria Balbi (1619-1704), sito nella omonima strada, dallo storiografo e pittore Carlo Giuseppe Ratti, il quale nel 1766 descrisse nella galleria della maestosa dimora “una tavolina del Brughel, che con ammirevole diligenza vi ha figurata una tentazione di S. Antonio Abbate”. Poco tempo dopo (1780), lo studioso segnalò ancora il dipinto, “diligentissimo lavoro del Brughel”, nella medesima collocazione. Negli stessi anni la tavola fu più volte citata in numerose guide francesi che riportarono l’ormai consueta attribuzione al Brueghel.
Nel 1847 Federigo Alizeri ricordò la “bizzarra composizione del Brueghel soprannominato l’Inferno dal genere de’ suoi dipinti” nuovamente nella galleria, dove la segnalò in seguito anche una Guida pubblicata nel 1870, e, ancora, lo stesso Alizeri nel 1875. Quest’ultimo studioso propose di correggere la paternità che corredava in precedenza l’opera, genericamente indicata nelle fonti più antiche come del “Brueghel”, avanzando una più precisa attribuzione a Pieter Brueghel degli Inferni - ovvero Pieter Brueghel il Giovane (Bruxelles, 1564 - Anversa, 1639) -, figlio di Pieter Brueghel il Vecchio e fratello di Jan Brueghel dei Velluti. Tale riferimento venne ripreso in varie pubblicazioni successive e ampiamente confermato in occasione della Mostra della pittura antica in Liguria dal Trecento al Cinquecento allestita presso le sale del Palazzo Reale di Genova nel 1946, ultima occasione in cui il capolavoro fu esposto al pubblico.
In seguito alla divisione dell’antica quadreria di Francesco Maria Balbi, attuata per motivi ereditari tra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo, l’opera venne allontanata dalla dimora genovese di via Balbi per passare a Roma presso una collezione privata.

Gustave Flaubert
La tavola è stata identificata nel dipinto citato da Gustave Flaubert in una lettera inviata a Mlle Leroyer de Chantepie il 5 giugno 1872 e visionato dallo scrittore francese in occasione di una sosta a Genova durante il viaggio in Italia affrontato nel 1845 in occasione del viaggio di nozze della sorella. Già in occasione della sua apparizione alla mostra allestita a Genova nel 1946 venne svelato il rapporto esistente tra la tavola appartenuta alla collezione di Francesco Maria Balbi e il capolavoro di Flaubert La Tentation de Saint Antoine, edito nella sua stesura definitiva nel 1874. Gustave Flaubert, nella lettera sopra menzionata, ricordò che “au mieu de mes chagrins j’achève mon Saint Antoine, c’este l’oeuvre de totute ma vie, puisque la première idée m’en est venue en 1845, à Genes, devant un tableau de Breughel, et depuis ce temps-là, je m’ai cessé d’y songer et de faire des lectures afférentes”. Fu dunque il quadro allora nel palazzo di via Balbi a colpire profondamente la sensibilità dell’artista, come dimostrano con chiarezza le ulteriori frasi estrapolate da una sua lettera spedita da Milano il 13 maggio 1845 ad Alfred Le Poittevin, personaggio a cui dedicherà trent’anni dopo la sua opera: “un tableau de Breughel représentant la Tentation de Saint Antoine, que m’a fais penser à arranger pour le théâtre la Tentation de Saint Antoine; mais cela demanderait un autre gaillard que moi. Je donnerais bien toute la collection du Moniteur si je l’avais, et 100.000 francs avec, pour acheter ce tableau-là, que la plupart des personnages qui l’examinent regardent assurément comme mauvais”.

Le moderne proposte attributive
Dai primi anni Cinquanta del Novecento le Tentazioni di sant’Antonio Abate della quadreria Balbi Piovera furono sottoposte ad un attento esame da parte della critica, abbastanza concorde nel ritenere non del tutto corretta la precedente attribuzione a Pieter Brueghel il Giovane, riferimento modificato a favore del fratello Jan Brueghel oppure di Pieter Huys o dell’esecutore del dipinto con la Parabola del figliol prodigo (Vienna, Kunsthistorisches Museum) denominato convenzionalmente “Maestro del Figliol prodigo”, identificato da una parte della critica con Teodoro De Holanda.
Circa la tradizionale attribuzione a Pieter Brughel il Giovane, le opinioni espresse di recente suggeriscono diverse proposte di ricerca, da un’esecuzione dell’affascinante tavola da parte di un pittore anversano attivo in Italia negli anni Settanta del Cinquecento, all’intervento del pennello di Jan Mandijn (Haarlem, 1500 ca. - Anversa 1559), artista considerato uno dei protagonisti della produzione pittorica nordica del pieno Rinascimento, collocandosi come stretto seguace di Bosch, dal cui linguaggio si distaccò per una resa ancor più visionaria delle fantasiose figure. Nelle figure disposte in primo piano è stata ipotizzata anche la presenza della mano di Marten De Vos (Anversa, 1532-1603), proposta che porterebbe a una collocazione cronologica delle Tentazioni di sant’Antonio Abate nei suoi anni giovanili, ossia dopo il soggiorno italiano dell’artista.

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