venerdì 7 dicembre 2012

Vaticano II: continuità o rottura? La svolta irreversibile

Lunedì 10 dicembre 2012 alle ore 16,30, presso la Sala di Lettura della Biblioteca Universitaria di Genova in Via Balbi 3, incontro sul tema Vaticano II: continuità o rottura? La svolta irreversibile.
Colloquio sul concilio nel 50° anniversario del suo inizio di don Paolo Farinella, e don Giampiero Bof, teologo di Savona.
 
Paolo Farinella, prete cattolico, credente e praticante, parroco a Genova di una parrocchia antichissima, senza parrocchiani e senza territorio, ma crocevia di confine per chi crede e per chi non crede. Studioso della Bibbia e di esegesi nel contesto giudaico con specializzazione in Scienze bibliche e Archeologia, ha vissuto per quattro anni a Gerusalemme, dove ha condiviso tutta la seconda Intifada e il Giubileo del 2000. Scrittore, saggista e notista politico, ha pubblicato quattro libri  e un romanzo, tutti con i Gabrielli Editori di Verona: Crocifisso tra potere e gloria, Dio e la civiltà occidentale; Ritorno all’antica Messa (Obiezione di coscienza al documento papale che autorizza il vecchio rito); Bibbia , Parole, Segreti e Misteri (esegesi di testi non usuali); Il padre che fu madre (nuova interpretazione della parabola lucana del Figliol prodigo); Habemus papam. La leggenda del papa che abolì il Vaticano (romanzo giallo che pone in forma narrativa una riforma rivoluzionaria della Chiesa, ormai indispensabile). Scrive di attualità su la Repubblica, Il Fatto Quotidiano e MicroMega.
 
Paolo Farinella, prete, in questa fase storica della Chiesa, è in netta opposizione con il pontificato di Benedetto XVI, come lo fu del suo predecessore, che ritiene responsabili della crisi della Chiesa postconciliare. Contro il papa, egli ritiene che il concilio ecumenico Vaticano II è stato «una rottura» con il magistero precedente dal concilio di Trento in avanti e passando attraverso gli insegnamenti di Gregorio XVI, Leone XIII, Pio X, Pio XII che mal si adattano alla teologia del Vaticano II che segna lo spartiacque tra «il prima» e «il dopo». A Pio XI invece ascrive la colpa grave di avere sottoscritto un trattato e un concordato, che se da una parte ha chiuso il contenzioso del potere temporale, dall’altro ha dato riconoscimento morale e internazionale a Mussolini e al fascismo che infatti si sono rafforzati, anche in vista della guerra e dell’alleanza con Hitler. A differenza di Benedetto XVI che sul concilio propone la lettura secondo «l’ermeneutica della continuità», Paolo Farinella, prete è assertore convinto, sulla scia della «Scuola di Bologna», che la teologia, scritta ed espressa con parole «del tempo», debba essere compresa e interpretata in modo «storico-critico» e quindi in maniera dinamica e non statica. In questa chiave tutte le affermazioni teologiche, tutte le dichiarazioni, anche solenni, sono e non possono non essere che «relative», senza con questo scadere in un relativismo d’accatto che non fa un buon servizio all’antropologia dell’«homo religiosus». Se tutto è relativo perché storico e perché accade nella storia, con parole umane ed esperienze umane, acquista maggiore splendore l’Assoluto di Dio che può essere percepito e sperimentato solo nell’ambito della realtà umana. Non a caso, il Cristianesimo si vanta di essere «ermeneutica dell’incarnazione» che in Gesù di Nàzaret trova la sua massima espressione. E’ in questa prospettiva che si pone il suo romanzo Habemus papam che non a caso assumerà il nome di Francesco per dare alla Chiesa l’utopia di un sogno che è storia per il fatto stesso che è stato scritto e letto.

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