Mercoledì 17 dicembre 2014 alle ore 17:30
Come il cinema ha visto la Grande Guerra
Evento del ciclo “LA GRANDE GUERRA IN LETTERATURA E NEL CINEMA”.
Introduzione con proiezioni a cura di Marco Salotti, Docente di Storia e Critica del Cinema, Università degli Studi di Genova.
Ideato e organizzato da Michaela Bürger-Koftis e Marco Salotti (dicembre 2014 – maggio 2015).
La moderna totalità della Grande Guerra mobilita le risorse dell’immaginario.
Il cinema di finzione scende in campo come potente macchina della propaganda.
Le star del divismo nascente vengono arruolate per combattere sul fronte interno delle sale cinematografiche e la guerra si trasfigura in mitologia di celluloide. Il cinema crea eroi per un immane conflitto che nelle trincee viene vissuto come scontro di masse anonime.
Sullo schermo la guerra è invece descritta come avventura, melodramma, peripezia epica e addirittura eroicomica. In Italia il gigante buono Maciste fronteggia l’esercito austriaco durante la cosiddetta Strafexpedition nel 1916 (Maciste alpino), e dopo la rotta di Caporetto nel 1917 Francesca Bertini rappresenta il destino delle donne friulane in Mariute (1918). La guerra totale coinvolge anche i bambini e il piccolo Momi combatte i nemici della patria con le sue inquietanti e tecnologiche armi-giocattolo (La guerra e il sogno di Momi, 1918).
Se nel 1918, verso la fine del conflitto, i tedeschi sono ancora raffigurati come “Unni” nel film americano di Griffith Hearts of the World, nel decennio successivo e soprattutto nei primi anni Trenta i film sulla Grande guerra si ispirano a un ideale pacifista e a una letteratura antimilitarista: The Big Parade (1925) di Vidor, Westfront 1918 di Pabst, All Quiet on the Western Front (1930) di Milestone, Farewell to Arms (1932) di Borzage, The Man i Killed (1932) di Lubitsch, La grande illusion (1937) di Renoir. Particolarmente interessante è il confronto tra due film che descrivono la guerra alpina combattuta dagli italiani e dagli austriaci in Berge in Flammen (1931) di Trenker e Le scarpe al sole (1935) di Elter: gli uomini della montagna si affrontano per difendere il focolare domestico, la piccola comunità dell’idilliaco paese, più che il destino della patria. Una guerra cavalleresca e quasi sportiva ad alta quota. Kaiserjager e Alpini sono fatti della stessa pasta, modellati da un’umanità semplice e insieme superiore, come le cime che raggiungono.
(Nel 1934-1935 l’Italia fascista pratica una politica filo-austriaca contro le mire di annessione da parte di Hitler).
Nel cinema italiano del secondo dopoguerra il primo conflitto mondiale è un tema non facile da affrontare al di fuori della retorica patriottica. Impossibile realizzare un film di denuncia antimilitarista come Paths of Glory (1957) di Kubrick. Le vicende picaresche dei due antieroi protagonisti della Grande Guerra (1959) di Monicelli si riscattano nel finale con l’estremo sacrificio sulla linea del Piave. Bisogna attendere i “politicizzati” anni settanta per raffigurare il conflitto come lotta di classe all’interno dello stesso esercito italiano. I nemici non sono gli austriaci, ma i comandi militari, le classi guerrafondaie contro il proletariato mandato al macello: Uomini contro (1970) di Rosi, tratto dal romanzo Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu,( “i nostri naturali nemici sono i generali. Se nei dintorni vi fosse il generale Cadorna, egli sarebbe il nemico principale…”).
Venerdì 19 dicembre 2014 alle ore 17,30
Genova-Voci all’Hotel Colombia
Partecipanti:
Laura Accerboni, Giangiacomo Amoretti, Marco Berisso, Gabriella Cirone, Patrizia Corrias,
Marco Ercolani, Lucetta Frisa, Marcello Frixione, Bruno Galluccio, Paolo Gentiluomo,
Ginni Gibboni, Angelo Guarnieri, Rossella Maiore Tamponi, Ely Martini, Cetta Petrollo Pagliarani, Gianni Priano, Maria Pia Quintavalla, Paola Sansone, Luca Valerio, Daniele Ventre.
Lunedì 22 dicembre 2014 alle ore 16:30
I 60 anni della TV italiana: un Ricordo di Claudio G. Fava
Con Alessandra Comazzi, Oreste De Fornari, Bruno Gambarotta, Elena Pongiglione.
Proiezioni video.
Le riprese a Claudio G. Fava sono gentilmente concesse da Cristiano Palozzi.
"Rimasi folgorato da lui 50 anni fa, fu il primo a usare le pagelle colorate per dare i voti ai film", racconta il critico cinematografico Oreste De Fornari. "Non era solo un critico, ma anche un corsivista, uno storico, uno scopritore di fiction: fu lui a portare sulla Rai 'Beautiful'". Il suo regista preferito era Melville: "Negli anni '80 dedicò al regista francese una retrospettiva. Quando ebbe finito disse: 'Ecco, adesso posso pure morire'".
Alessandra Comazzi ha voluto festeggiare i 60 anni della Televisione con un libro dal titolo addirittura provocatorio: La TV che mi piace (Torino, La Stampa, 2014). Una carrellata di situazioni, personaggi, ricordi che ci riconcilia con il piccolo schermo. E allo stesso tempo Bruno Gambarotta è uscito con un romanzo Ombra di giraffa (Milano, Garzanti, 2014) dove realtà e fantasia si mescolano nel rievocare la Tv del passato e nel raccontare divertentissimi aneddoti.
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