Presso il Museo del Risorgimento - Istituto Mazziniano, alla sala del Munizioniere di Palazzo Ducale e alla Wolsoniana di Nervi, dal 07 febbraio al 16 marzo 2014.
Attraverso manifesti, disegni, bozzetti, volantini, opuscoli, cartoline, volumi, fotografie e altro materiale delle collezioni della Wolfsoniana e dell´Istituto Mazziniano, la mostra intende documentare la storia e soprattutto l´immagine della Repubblica Sociale Italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945), l´ultima e la più feroce rappresentazione del fascismo italiano.
La mostra, curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone, in collaborazione con Raffaella Ponte, avvia a Palazzo Ducale un ciclo espositivo in tre appuntamenti dedicati al Novecento attraverso le raccolte della Wolfsoniana - Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo.
LA MOSTRA
L’autorappresentazione dell’ultimo fascismo, quello più tragico della Repubblica Sociale Italiana, costituisce una sorta di disperato tentativo di costruire un’identità e un sistema di valori in grado di sorreggere un apparato statale sostanzialmente ininfluente e interamente dipendente dal dispositivo militare nazista. Riproporre dopo settanta anni il materiale propagandistico di Salò è l’occasione per riflettere sui modelli visivi e culturali a cui il fascismo dell’ultimo atto ha consegnato la sua immagine.
Larga parte dei materiali conservati dalla Wolfsoniana e dall’Istituto Mazziniano sono esposti per la prima volta e documentano in modo esaustivo sia lo sforzo di rimotivazione ideologica della propaganda repubblichina sia l’illusorio tentativo di riattualizzare quella dimensione eversiva e di movimento che aveva caratterizzato il fascismo delle origini.
La retorica del tradimento, dell’onore perduto, l’esaltazione della morte, del sacrificio e dell’estrema difesa della Patria consegnano in realtà un immaginario fragile e rancoroso incentrato sul lutto e sulla vendetta.
La stessa che animò gli uomini e le donne della RSI nelle uniche funzioni a loro concesse dall’“alleato” tedesco: la repressione dell’antifascismo, la persecuzione razziale, la deportazione di uomini e macchine per alimentare l’organizzazione bellica nazista.
Luca Borzani
DALLA GUERRA ALL’8 SETTEMBRE
Il 25 luglio e l’8 settembre vengono riletti attraverso la chiave del tradimento.
L’esultanza popolare per la caduta del regime, l’insopportabilità della guerra, la gestione disastrosa dei fronti militari vengono rimosse e consegnate alla categoria del complotto monarchico e capitalistico. Figure centrali dell’iconografia popolare, da Garibaldi a Mazzini, sono riciclate con funzione di ammonizione e di condanna nei confronti della monarchia e poste a suggello di un’ipotetica nuova rivoluzione nazionale.
LA FATALE ALLEANZA
In alternativa alla dissoluzione dell’esercito italiano abbandonato senza indicazioni dai comandi e alla scelta di cobelligeranza dell’Italia monarchica con gli anglo-americani, la propaganda repubblichina propone il consolidamento dell’alleanza “di sangue” con la Germania.
Negando l’insofferenza e il malcelato disprezzo tedesco per i militi della RSI, le immagini raccontano un “cameratismo dell’onore” in realtà inesistente.
I VOLTI DEL NEMICO
Non solo gli angloamericani. La RSI si autopropone come baluardo della civiltà contro la barbarie, come confine inespugnabile tra uomini e razze inferiori. La persecuzione degli ebrei è assunta come difesa dell’integrità morale e razziale del popolo italiano. La violenza dei bombardamenti alleati è la conferma che la scelta di Salò è l’unica a garantire la difesa dell’Italia. Sono temi centrali della propaganda repubblichina che, affidandosi ai suoi migliori illustratori, tra i quali Gino
Boccasile e Dante Coscia, elabora una serie di grottesche e minacciose immagini stereotipate.
NEMICI INTERNI
Per la RSI il nemico è soprattutto quello interno. Sono i “borghesi”, i “sabotatori”, i “banditi”.
La rappresentazione del nemico coincide con la logica e la cultura del complotto, dell’accerchiamento, della “pugnalata alle spalle”. Gli antifascisti sono “terroristi senza patria prezzolati dal nemico”. E in molte immagini, decisamente feroci, si mostra con estrema crudezza la fine riservata ai “ribelli”.
LA DIFESA DEI VALORI E DELL’ONORE
Al “disonore” e alla “vergogna” dell’8 settembre fanno da contrappeso i valori della RSI: dal riscatto patriottico alla celebrazione distorta dello spirito risorgimentale, al sacrificio dei militari italiani, all’esaltazione dello spirito bellico, incarnato dal fascismo e infangato dai Savoia.
LA PROPAGANDA TRA ILLUSIONE E PERSUASIONE
Tra i motivi ricorrenti dell’iconografia della Repubblica Sociale c’è la contrapposizione binaria tra diverse rappresentazioni della realtà, tra passato e presente e lo smascheramento delle menzogne propagandate dal nemico. Queste immagini - spesso dialoganti con l’incisività degli slogan - puntano sulla raffigurazione dei tragici effetti prodotti dall’azione dei cosiddetti “liberatori” o sulle nette differenze tra “l’Italia invasa” e “l’Italia repubblicana”.
CATASTROFE E PALINGENESI
La mistica del sacrificio, alimentata da agghiaccianti immagini di morte, e la sospesa atmosfera di una prossima nemesi storica che ispirano gli ultimi mesi di vita della RSI danno vita alle immagini più raccapriccianti della propaganda fascista. L’esigenza di una strenua quanto ormai disperata difesa disegna visionarie idealizzazioni di castigo e di vendetta.
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