All'Auditorium dei Musei di Strada Nuova presso la Galleria di Palazzo Rosso, dal 18 novembre al 19 dicembre 2011.
Nature morte – I cinque sensi – Il mio San Sebastiano – Variazioni su Jan Verneer – Segni volati via
Immagini di Gianfranco Carrozzini.
Immagini di Gianfranco Carrozzini.
Da lontano, sembrano dipinti. Più ti avvicini, più si individuano i pixel, e la texture denuncia la matrice tecnologica dell´immagine.
Le immagini di Gianfranco Carrozzini nascono infatti dall´uso di un “banale” scanner senza particolari peculiarità tecniche, presente in quasi ogni casa e certamente in ogni ufficio.
Lo scanner, tutti lo sanno, è un dispositivo atto alla digitalizzazione di immagini bidimensionali analogiche. Ma Carrozzini sul piano dello scanner non pone fogli, scritti o disegnati: pone se stesso, il suo volto e le sue mani, agisce direttamente o manipolando oggetti.
L´esito finale è la traduzione in pixel di un´azione.
Così sono costruite le serie delle “Nature morte”, dei “Cinque sensi” e dei “Segni volati via”: azioni fisiche compiute direttamente sullo scanner, a volte rielaborate digitalmente, a volte presentate senza alcun ritocco, accettando l´inevitabile casualità che il mezzo comporta.
Volutamente più tradizionale, almeno all´apparenza, l´incontro con le opere d´arte.
Carrozzini affronta due capolavori del Seicento europeo, tra loro agli antipodi: la “Ragazza col cappello rosso” di Jan Vermeer e il “San Sebastiano” di Guido Reni, la grande tela del pittore emiliano esposta proprio nei Musei di Strada Nuova, a Palazzo Rosso.
In entrambi i casi Carrozzini rivela una grande sapienza nell´uso “tradizionale” della tecnica pittorica, e propone una fedele rilettura dei due dipinti, cimentandosi all´apparenza in una accademica “copia d´autore”. Ma interviene poi sulle due immagini: scomponendo, ricomponendo e deformando Vermeer, quasi ludicamente; riconducendo invece il San Sebastiano in una dimensione di profondo, e umanissimo, quasi fisico, dolore. Sempre usando lo strumento digitale, a volte in maniera evidente, a volte in maniera sottilmente defilata.
Le immagini di Gianfranco Carrozzini nascono infatti dall´uso di un “banale” scanner senza particolari peculiarità tecniche, presente in quasi ogni casa e certamente in ogni ufficio.
Lo scanner, tutti lo sanno, è un dispositivo atto alla digitalizzazione di immagini bidimensionali analogiche. Ma Carrozzini sul piano dello scanner non pone fogli, scritti o disegnati: pone se stesso, il suo volto e le sue mani, agisce direttamente o manipolando oggetti.
L´esito finale è la traduzione in pixel di un´azione.
Così sono costruite le serie delle “Nature morte”, dei “Cinque sensi” e dei “Segni volati via”: azioni fisiche compiute direttamente sullo scanner, a volte rielaborate digitalmente, a volte presentate senza alcun ritocco, accettando l´inevitabile casualità che il mezzo comporta.
Volutamente più tradizionale, almeno all´apparenza, l´incontro con le opere d´arte.
Carrozzini affronta due capolavori del Seicento europeo, tra loro agli antipodi: la “Ragazza col cappello rosso” di Jan Vermeer e il “San Sebastiano” di Guido Reni, la grande tela del pittore emiliano esposta proprio nei Musei di Strada Nuova, a Palazzo Rosso.
In entrambi i casi Carrozzini rivela una grande sapienza nell´uso “tradizionale” della tecnica pittorica, e propone una fedele rilettura dei due dipinti, cimentandosi all´apparenza in una accademica “copia d´autore”. Ma interviene poi sulle due immagini: scomponendo, ricomponendo e deformando Vermeer, quasi ludicamente; riconducendo invece il San Sebastiano in una dimensione di profondo, e umanissimo, quasi fisico, dolore. Sempre usando lo strumento digitale, a volte in maniera evidente, a volte in maniera sottilmente defilata.
Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.museidigenova.it/spip.php?rubrique4
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